TORNARE A STURZO di Salvo Sorbello
Da tanti anni ormai, da quando suoi concittadini come Peppino Azzaro e siracusani suoi seguaci, come Corrado Piccione, Neli Reale e don Alfio Inserra, mi hanno fatto conoscere ed apprezzare le sue opere, la sua instancabile attività di sacerdote in favore del nostro Paese e della libertà, don Luigi Sturzo è diventato per me qualcosa di più di un grande pensatore, di un autorevole uomo politico.
Posso serenamente affermare che don Sturzo, per il suo illuminante senso etico, per il suo limpido amore per la verità, ha rappresentato e rappresenta per me il maestro da interrogare anche per gli eventi della vita quotidiana. Ha scritto giustamente Oscar Luigi Scalfaro che "solo pensando a don Sturzo si è spinti, si deve essere spinti, a profondo esame di coscienza".
Non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Sturzo, se non altro per ragioni anagrafiche. Tuttavia, sono innumerevoli le occasioni in cui mi sono fiduciosamente rivolto a lui come ad un padre spirituale, ad una guida morale, per riceverne consigli, indicazioni, suggerimenti per problemi di svariata natura, sia politica sia personale. Ed è proprio la straordinaria unione tra la concretezza del politico e la chiarezza dell'uomo di pensiero, che più colpisce quanti si accostano alla figura di don Luigi Sturzo.
Egli ci ha insegnato che se ci si trova davanti a problemi riguardanti la collettività, il bene comune, se si è chiamati ad una responsabilità e si pensa di potere, in tale responsabilità, essere utile alla comunità, non ci si può sottrarre, anche se dallo svolgimento di questi incarichi non deriverà altro che sofferenze, perdite economiche, sacrifici degli affetti familiari. E come ha acutamente evidenziato Marco Vitale, Sturzo ha testimoniato questo suo comandamento morale non con semplici parole ma con l'azione di tutta la sua vita, facendoci vedere che è possibile un retto uso del potere. Sturzo non fuggiva al potere, anzi lo cercava, non per sé ma per servire un'idea sociale e politica, lo cercava come atto di responsabilità, di servizio, come strumento per realizzare. Per una lunga parte della sua vita è stato del potere, comandando, guidando ed esercitando una forte influenza. "Ma io non so ricordare - continua Vitale - un solo episodio dove l'esercizio del suo potere sia stato al servizio di qualcosa di diverso del bene comune: il potere posto quindi al servizio della responsabilità e non di se stesso".
"Troppe liti sull'eredità di don Sturzo", ha scritto Pietro Scoppola sul "Messaggero" di qualche giorno fa.
Ma giustamente Gabriele De Rosa evidenzia che nessun partito può, ai nostri giorni, proclamarsi erede pieno ed esclusivo del sacerdote di Caltagirone. Anzi, la ragione vera dello scarso peso politico dei partiti dell'area cattolica sta nel non aver interpretato ed attuato correttamente il popolarismo sturziano. Sturzo è ancora un profeta inascoltato e proprio alla luce del suo insegnamento ci si rende conto come sia necessario rivedere l'ormai superata forma-partito, visto che quella attuale degenera spesso in partitocrazia (una delle tre malebestie condannate da Sturzo), per cui i soggetti principali non sono i cittadini ma organigrammi impersonali, lontano dai problemi e dal sentire della gente e che esercitano il potere in maniera verticistica.
Ci lascia comunque ben sperare che si parli di Sturzo, che ci si contenda il titolo di seguace del suo pensiero. Molti ricorderanno la risposta assi risentita di Berlusconi a quanti lo accusarono di voler strumentalizzare il sacerdote calatino, di non essere sincero quando sostenne di essere ispirato al patrimonio ideale strurziano al momento di fondare Forza Italia.
Una cosa appare in ogni modo certa, al di là delle polemiche: Sturzo è vivo ed attuale, dopo quarant'anni dalla sua morte. "Senza economia di mercato non c'è libertà politica" affermava Sturzo e ora anche Veltroni si dice d'accordo!
Bisogna quindi tornare a Sturzo ed è necessario farlo non per seguire la moda, oggi in voga, di proclamarsi, a parole, alfieri dell'antistatalismo e del liberalismo. Siamo tutti sturziani e tutti liberali! Anche se per verificare la veridicità di tante "solenni" affermazioni, che puzzano tanto di opportunismo, basterebbe ricordare che, per quanto riguarda la scuola, l'Italia è il Paese più statalista d'Europa, mentre Sturzo ammoniva: "finché la scuola italiana non sarà libera, gli italiani non saranno liberi".
Nonostante qualche battuta d'arresto il bipolarismo andrà sempre più affermandosi ed in tale contesto un ruolo essenziale potrebbero avere i "neo-popolari" sturziani che, proponendosi di rendere ancora vivo ed attuale l'Appello agli "uomini liberi e forti", intendano battersi per garantire l'ideale e l'identità del popolarismo riformista d'ispirazione cristiana, per cercare di colmare la preoccupante frattura, prodotta dalla partitocrazia, tra istituzioni, partiti e cittadini.
Noi torniamo a Sturzo perché siamo attratti dalla forza delle idee e dei suoi valori, ancora straordinariamente attuali, perché vogliamo sentirci meno soli, ma più liberi e più forti sul difficile cammino della ricostruzione morale e politica del Paese.